Hanno ucciso “La Stella di Sion” – I respiri in cielo di Zuzanna Ginczanka

Hanno ucciso “La Stella di Sion” – I respiri in cielo di Zuzanna Ginczanka

Hanno ucciso “La Stella di Sion” – I respiri in cielo di Zuzanna Ginczanka

Cracovia, inverno del 1944, Zuzanna Ginczanka viene fucilata a soli 27 anni dalla Gestapo. Poche settimane più tardi la città viene liberata dal giogo nazionalsocialista.

Zuzanna ha talento artistico, una vena satirica e bellezza straordinaria. Poetessa e autrice di trasmissioni radiofoniche di successo. Nel giro di pochi anni diviene la regina della bohème nella Varsavia degli anni Trenta. Dediche e versi sono scritti per lei dai più grandi poeti del Novecento. Attraverso la poesia Zuzanna interpreta gli umori e la sensibilità di un’intera epoca, ne vive gli ideali più alti e gli aspetti più drammatici, trovandosi al centro della scena letteraria insieme alle figure più affascinanti del periodo. Questa è la storia della sua vita intensa e commovente.

Zuzanna Ginczanka nasce a Kiev nel 1917, dove la sua famiglia, di origini ebraiche, si era trasferita alcuni anni prima. Il suo vero nome è Zuzanna Polina Gincburg. Il padre, Szymon Gincburg avvocato, proveniva dalla Polonia occidentale, la madre, Cecylia Sandberg, era originaria di Równe in Volinia. È proprio qui che i genitori di Ginczanka si trasferiscono nell’inverno del 1917, nel timore delle conseguenze della rivoluzione bolscevica. A Równe, che a quel tempo faceva ancora parte della Russia (ritornerà polacca solamente nel 1919, mentre oggi appartiene all’Ucraina), abitano i nonni materni di Ginczanka.

Subito dopo i genitori si separano. Il padre, attore e regista teatrale, parte per la Germania, l’Inghilterra e gli Stati uniti, dove si dice che abbia lavorato in produzioni cinematografiche hollywoodiane con lo pseudonimo di Senia Gardeni. Qualche anno dopo anche la madre, risposatasi nel frattempo con il chimico ceco Walter Roth, abbandona la figlia e si trasferisce a Pamplona in Spagna. Ginczanka, che in famiglia veniva chiamata Sanka o Sana, cresce con la nonna materna, che gestisce un negozio a metà tra emporio e farmacia. L’abbandono dei genitori, con cui ha in seguito solo sporadici contatti epistolari, segna profondamente la futura poetessa.

A quel tempo Równe è una cittadina multietnica, gli ebrei costituiscono circa la metà degli abitanti, numerosi sono gli ucraini, i polacchi, i russi, gli armeni. La lingua parlata in casa è il russo, ma Sanka, decide di frequentare la scuola polacca, secondo alcuni nel tentativo di sottrarsi all’appartenenza della tradizione ebraica.

Secondo le testimonianze Ginczanka inizia a comporre le prime rime già a quattro anni, a otto scrive versi, a dieci pubblica il suo primo componimento. L’esordio ufficiale avviene a 14 anni. Sanka pubblica la poesia “Il banchetto delle vacanze” su un giornale redatto da Czeslaw Janczarski, futuro scrittore per bambini di grande fama. Firma le sue prime poesie come Zuzanna Ginburzanka, classe V B. Negli anni della scuola scrive molto, come testimoniano due quaderni manoscritti risalenti agli anni 1932-1934, oggi conservati nel Museo della Letteratura di Varsavia. Queste pagine contengono decine di poesie, solo in minima parte pubblicate.

SPENSIERATEZZA 1933
Ho significati per parole che non esistono,
ho parole bizzarre che non hanno significato;
respira a fondo, e pensa
quanti respiri il cielo può accogliere.

La poesia “Spensieratezza”, in apparenza innocente, parla del conflitto tra parola e contenuto, un tema ricorrente in Ginczanka: che forma dare al contenuto, come trasferire una storia nella parola, nella parola poetica. Come far incontrare testo e forma così da riuscire a dire tutto

In questo periodo Zuzanna conosce alcuni intellettuali come Jan Spiewak e Jozef Lobodowski, importanti esponenti della cultura polacca del ‘900. A soli 15 anni Zuzanna discute con loro di poesia, commenta le nuove correnti letterarie e porta avanti un vivace scambio intellettuale.

Prende coraggio e invia alcuni suoi componimenti a Julian Tuwim, uno dei maggiori poeti del tempo e fondatore del gruppo “Skamander”, ricevendo i complimenti del maestro. Tuwim si accorge subito del talento della giovane poetessa e la invita a Varsavia, dove Zuzanna va a trovarlo due volte.

La giovane Ginczanka e il maestro Tuwim, più anziano di lei, erano legati da un rapporto molto stretto e molto importante. Nella storia della letteratura polacca non ci sono dubbi che Julian Tuwim sia stato il patrono dell’esordio poetico di Ginzcanka. I componimenti giovanili di Zuzanna sono un laboratorio di scrittura in cui, tra tentativi e sperimentazioni, la giovane cerca un proprio modello linguistico e una propria visione del mondo. Nel dicembre del ‘33 la giovane poetessa scrive una poesia su un tema attuale e innovativo: la sessualità femminile.

LA RIVOLTA DELLE QUINDICENNI – 1933
Noi vogliamo una costituzione,
noi vogliamo il diritto
di essere libere di confessare senza vergogna
al mondo intero la verità
delle tempeste del sangue,
di essere libere di dare voce agli impulsi
dei desideri più sinceri
di essere libere oramai di sapere che
possediamo seni caldi oltre ad anime eteree.

“La rivolta delle quindicenni” è una sorta di rivendicazione dei diritti delle donne, delle giovani donne nei confronti della propria sessualità. Ginczanka scrive: noi vogliamo una costituzione, noi rivendichiamo i nostri diritti, noi vogliamo sapere che l’uomo non è un eunuco, noi vogliamo essere apprezzate in quanto persone, in quanto soggetti del desiderio e non solo in quanto oggetti di fantasie sessuali. A quel tempo era una cosa talmente incomprensibile che, secondo la leggenda, Zuzanna ha inviato questa poesia a Tuwim, ma lui l’ha nascosta e non l’ha fatta vedere a nessuno; riteneva che fosse una poesia scandalosa in cui una giovane donna si mettesse eccessivamente a nudo, rischiando di compromettere la propria reputazione, la propria posizione di poetessa.”

Nonostante pubblichi oramai regolarmente su giornali e periodici letterari, la grande occasione arriva nel 1934. Wiadomosci Literackie, la più prestigiosa rivista del tempo, indice un concorso poetico per nuovi talenti. Gli iscritti sono più di 1000. Su consiglio di Tuwim, Zuzanna partecipa presentando la sua lirica “Grammatica”.

GRAMMATICA – 1934
“… e attecchire nelle parole è una tale gioia
E innamorarsi delle parole è così facile,
e osservarle alla luce come vino di Borgogna”
Gli aggettivi che si stiracchiano come gatti
E come gatti sono fatti per le carezze …
L’avverbio invece è un miracolo improvviso
Una sorpresa inaspettata di acciarini sfregati …

La poesia viene pubblicata nel N° 29 di “Wiadomosci Literackie”. E’ il 15 luglio 1934. L’anno successivo, terminata la scuola, Zuzanna si trasferisce a Varsavia. E’ l’inizio di una nuova vita.

Varsavia è situata in un punto strategico, è un incrocio di interessi e culture diverse

Entra, unica donna, nella neonata redazione del settimanale satirico “Szpilki”. La rivista prende di mira l’antisemitismo, il nazismo e il cosiddetto regime della Sanacja, che si propone di risanare, da qui il nome, la corrotta vita politica del paese.

Le satire di Gimczanka occupano un posto di primo piano nella sua produzione. Le satire politiche parlano dell’ascesa del nazismo in Germania, trattano dei rastrellamenti contro gli ebrei, che sul finire degli anni 30 si fanno sempre più frequenti.

L’anno in cui Ginczanka inizia a frequentare Pedagogia, nella Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università di Varsavia, il clima antisemita diventa sempre più pesante. La gioventù nazionalista inizia a chiedere continue restrizioni nei confronti degli studenti di origine ebraiche, dalla separazione dei banchi fino al “numerus nullus”, ossia il divieto assoluto per gli studenti di origine ebraica di frequentare le lezioni. Vengono organizzate ad esempio, le “giornate senza ebrei”, in cui agli ebrei non è permesso di entrare all’università. Violenze ed aggressioni fisiche sono all’ordine del giorno.

È in questa atmosfera che Zuzanna pubblica il suo primo libro di poesie intitolato “Sui centauri”. È il suo manifesto poetico.

La poetessa si richiama alla figura mitologica dei centauri, creature per metà cavalli e per metà uomini, che rappresentano l’unione di due forze contrapposte, una forza spirituale e una fisica, la saggezza e la passione.

VERGINITÀ – 1936
Noi…
Un caos di nocciòli scarmigliati dopo la pioggia
profumo della polpa delle grasse noci,
le mucche sgravavano nell’aria afosa
nelle stalle fiammanti come stelle.
O frutti di bosco e grano maturo
succosità sul punto di esplodere,
o lupe che allattano i piccoli,
occhi delle lupe dolci come gigli!
Sgocciola delle resine il denso miele,
le mammelle delle capre pesanti come zucche,
scorre latte bianco come l’eternità
nei templi del seno materno.
E noi…
… in ermetici
come termos d’acciaio
cubicoli dalle pareti color pesca
intrappolate fino al collo nei vestiti
intratteniamo educate conversazioni.

Zuzanna ha ormai raggiunto la maturità artistica. Il volume esce presso un elitario editore della capitale, Przeworski, simbolo di qualità e ricercatezza.

Nel volume “Sui Centauri” si delinea già un altro tono poetico che si rafforzerà sul finire degli anni Trenta, ossia il catastrofismo.

Nelle poesie di Ginczanka iniziano a comparire visioni apocalittiche di un mondo in rovina, dove non c’è salvezza, non c’è futuro.

NAVIGAZIONE – 1936
Il mondo colpisce il veliero con una perfida
Onda metallica,
laggiù un oscuro sfogo di caos, un ostile accanito diluvio.

Zuzanna diventa una figura di spicco nei principali luoghi di incontro della bohème, dove si respira ancora un’atmosfera dinamica ed effervescente. La possiamo trovare seduta ai tavolini dei più famosi locali di Varsavia come la “Mala Ziemianska” e lo “Zodiak” frequentati da alcuni dei maggiori artisti del tempo.

Zuzanna è un’icona di bellezza ed eleganza. La chiamano “Stella di Sion” e “Rosa di Saron”. Dicono sia bella come un’icona bizantina e tutti sono entusiasti dei suoi versi, in cui come nella sua bellezza, c’è qualcosa della poesia persiana.

Ha due occhi incredibili di colore diverso. Ancora oggi non sappiamo di che colore fossero. Si dice che uno fosse azzurro e l’altro verde, oppure uno marrone e l’altro verde o arancione. Julian Tuwim li chiamava Haberbusch e Schiele, dal nome di due marche di birra, una chiara e una scura, molto famose a quei tempi.

In un certo senso era vittima del suo successo mondano: la sua sessualità, la sua bellezza, la sua identità femminile presero il sopravvento sulla reale comprensione della sua produzione poetica. Zuzanna avverte nell’intimo un senso di inquietudine e smarrimento. Ne è prova la poesia “Nota a margine”

NOTA A MARGINE – 1936
Non sono nata dalla polvere, non ritornerò polvere.
Non sono discesa dal cielo e non tornerò in cielo.
Io stessa sono il cielo come una volta di vetro.
Io stessa sono la terra come fertile suolo.
Non sono fuggita da alcun luogo e non tornerò laggiù.
A parte me stessa non conosco altra lontananza.
Nel turgido polmone del vento
E nel cuore indurito delle rocce
Devo me stessa qui dispersa ritrovare.

Nel 1937 Zuzanna scrive alcuni radiodrammi di grande successo che vanno in onda sulla radio nazionale. Zuzanna diviene il bersaglio ideale dei conformisti, gli invidiosi, gli antisemiti, ma anche di chi vede in lei il simbolo della donna ebraica bella e di successo, che nasconde le proprie origini dietro un cognome polacco. È il 31 gennaio 1937 quando Zuzanna viene attaccata, proprio per le sue origini ebraiche, da un giornale scandalistico che pubblica un articolo intitolato “Signorina Gincburg, non siate Ginczanka!”. La poetessa non si scompone. Nei giorni successivi gira per i caffè della capitale con una copia del giornale sottobraccio mostrandola divertita ai suoi conoscenti.

Terminati i corsi all’università, nel giugno del 1939, Zuzanna torna a Równe.

La sua intenzione è quella di tornare nella capitale alla fine dell’estate, ma i suoi piani vengono sconvolti dal conflitto imminente.

Il 23 agosto del 1939 i giornali riportano la notizia clamorosa della firma del Patto di non aggressione tra Germania e Unione Sovietica. Una settimana dopo, il 1 settembre 1939, senza alcuna dichiarazione di guerra, la Wermacht, l’esercito tedesco, inizia l’invasione della Polonia. Due giorni dopo Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania. È l’inizio della Seconda Guerra Mondiale

Zuzanna decide di rimanere a Rowne. Situata al confine orientale del paese, la città sembra un rifugio sicuro dalla guerra. È solo un’illusione. Il 17 settembre l’armata rossa invade la Polonia orientale. Równe viene occupata dalle truppe sovietiche che iniziano a requisire fabbriche, negozi e case. L’emporio della nonna di Zuzanna viene espropriato. Non potendo tornare nella capitale, Zuzanna decide di trasferirsi a Leopoli, lontana dal fronte e dai combattimenti. È qui che durante la guerra emigra gran parte dell’intellighenzia polacca. Zuzanna deve trovare un impiego. Insieme all’amica Lusia Stauber trova lavoro come aiuto contabile.

Nell’inverno del 1940 Zuzanna si sposa con il critico d’arte Michal Weinzieher. Ha quattordici anni più di lei. Gli amici sono meravigliati, sembra un matrimonio male assortito. In effetti, poco dopo, Zuzanna si lega sentimentalmente a un grafico di Leopoli, Janusz Wozniakowski, suo coetaneo. In questo periodo scrive molto ma pubblica pochissimo. Molte delle sue poesie sono andate distrutte o disperse. Sono sopravvissuti solo due componimenti pubblicati su riviste polacche di stampo sovietico. Uno di questi si intitola “Il Risveglio”

IL RISVEGLIO – 1940
Mi guardo intorno oramai desta
Da incubi e visioni.
Dal caos affiora,
squarciando nebbie e misteri, un mondo grande e semplice,
metalli magnetici, vegetazione rigogliosa
e azioni eroiche.

L’esercito nazista invade i territori orientali della Polonia occupando la città di Równe come avevano fatto due anni prima i sovietici. Fin dal loro ingresso, le truppe di assalto naziste iniziano il massacro degli ebrei, decine di migliaia in esecuzioni di massa. Chi rimane in vita viene rinchiuso nei ghetti o inviato nei campi di concentramento. Zuzanna riesce a salvarsi grazie al passaporto di Nansen, un documento rilasciato ai cittadini apolidi con cui le forze di polizia non hanno alcuna familiarità. Assomiglia ad un passaporto straniero e consente a Zuzanna di sfuggire diverse volte all’arresto. Ma il passaporto di Nansen si rivela una protezione solo momentanea. Nell’estate del 1942, nell’arco di uno stesso giorno, la Schutzpolizei, la polizia urbana irrompe per tre volte nell’appartamento di Zuzanna. La polizia è allertata dalla denuncia della portiera dello stabile Zofia Chominowa, il cui figlio Marian collabora con i nazisti. Zuzanna miracolosamente evita l’arresto. Intorno a questo episodio scrive il suo componimento più famoso “Non omnis moriar” Raro caso in cui in una poesia, l’autore rivela il nome del proprio delatore.

NON OMNIS MORIAR – 1942
Non omnis moriar,
i miei possedimenti,
prati di tovaglie,
roccaforti di armadi,
distese di lenzuola,
preziosa biancheria
E vesti, vesti chiare
Mi sopravviveranno.
Non lascio alcun erede,
che la tua mano frughi
tra le mie cose ebree
signora Chominowa,
Donna di Leopoli,
prode moglie di una spia,
Lesta delatrice
Madre di un Volksdeutscher.
Adesso sono tue,
perché lasciarle a estranei (…).

L’amico di Zuzanna, Janus Wozniakowski, viene arrestato dai nazisti a Cracovia. A distanza di pochi giorni anche il marito viene catturato. I loro nomi compaiono in un elenco di 112 persone condannate a morte affisso per le strade della città. Venuta a conoscenza dei due arresti, non sapendo che la condanna è già stata eseguita, Zuzanna lascia il rifugio sicuro di Swoszowice per tornare a Cracovia. Qui si nasconde in casa di una vecchia conoscenza del marito, la signora Elzbieta Mucharska. Alla fine del 1944, prima dell’arrivo dei sovietici nella città, la Gestapo irrompe nell’appartamento. Zuzanna viene arrestata con la sua amica Blumka. Zuzanna verrà torturata perché non vuole ammettere di essere ebrea. Pochi giorni dopo viene fucilata nei dintorni della prigione, nell’inverno del 1944. Il giorno della sua morte è tutt’ora incerto. Ginczanka aveva ventisette anni. La sua biografia rimane per molti altrettanto importante quanto la sua poesia. Come tale è inscindibile: perché la sua sorte, il fatto che questa sua voce poetica sia stata fatta tacere, è un elemento di vita ma è anche un momento poetico.

Sono passati 70 anni da quel tragico evento, ma il ricordo di Zuzanna è ancora vivo come l’interesse per la sua produzione poetica. Dal turbine della storia si sono salvati i componimenti giovanili, contenuti nei quaderni manoscritti che l’amico Erik Lipinski ha trovato all’inizio della guerra, svuotando l’appartamento di Ginczanka. Sono conservati al museo della letteratura di Varsavia. Il materiale di Zuzanna Ginczanka è arrivato al Museo in due tranche per donazioni spontanee: all’inizio del 1962 una prima donazione da Jan Spiewak che comprende soprattutto le poesie degli anni Trenta. Invece, negli anni ’76-’77, Eryk Lipinski, un famoso grafico polacco, ha donato un album di fotografie e di lettere. Un’identità complessa, quella di un’ artista che ha vissuto sulla propria pelle i drammi e le contraddizioni di un’intera epoca.

BIBLIOGRAFIA in Italiano:
La poesia spezzata- Zuzanna Ginczanka 1917-1944, Regia di Mary Mirka Milo – DVD Luce Cinecittà
Le parole e il silenzio. La poesia di Zuzanna Ginczanka e Krystyna Krahelska, Alessandro Amenta, Ed. Polonica

1 Comment
  • roberto matarazzo
    Posted at 17:26h, 18 Settembre Rispondi

    notevole articolo..

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