Gioconda Belli, da figlia dell’alta borghesia a rivoluzionaria scrittrice

Gioconda Belli, da figlia dell’alta borghesia a rivoluzionaria scrittrice

Gioconda Belli, da figlia dell’alta borghesia a rivoluzionaria scrittrice

Due cose che non ho deciso io hanno determinato la mia vita: il paese in cui sono nata e il sesso col quale sono venuta al mondo”.

Parla Gioconda Belli, classe 1948, di Managua, Nicaragua. Il paese sotto la pelle – Memorie di amore e di guerra (e/o, 2001) è un libro parla di lei e della sua vita di donna e combattente. Per i diritti delle donne e dell’umanità.

Guardandola, è vero, non lo diresti. Lei stessa scrive: “Nessuno, vedendomi, sospetta che un giorno sono stata giudicata e condannata al carcere da un tribunale militare in quanto rivoluzionaria”. Il libro non è solo un’autobiografia, e neppure memorie d’amore e di guerra, come il sottotitolo suggerisce. Gioconda Belli ci regala un pezzo di se stessa, una grande confessione. Ci racconta di valori forti che non passano mai e di tante battaglie che ancora dovremmo e dovremo combattere.

CONSIGLI PER UNA DONNA FORTE
Se sei una donna forte proteggiti dai parassiti che vorrebbero mangiare il tuo cuore. Essi usano tutti i
travestimenti dei carnevali della terra:
si vestono da colpe, da opportunità, da prezzi che bisogna pagare.
Ti frugano l’anima, insinuano il trapano dei loro sguardi o dei loro pianti
nel più profondo magma della tua essenza
non per accendersi con il tuo fuoco
ma per spegnere la passione, l’erudizione delle tue fantasie.

Se sei una donna forte devi sapere che l’aria che ti nutre,
trasporta anche parassiti, mosconi, minuti insetti che cercheranno di abitare nel tuo sangue e nutrirsi di quanto è solido e grande in te.
Non perdere la compassione, ma temi ciò che conduce a negarti la parola,
a nascondere chi sei, ciò che ti obbliga ad addolcirti
e ti promette un regno terrestre in cambio del sorriso compiacente.

Se sei una donna forte preparati alla battaglia:
impara a stare sola, impara a dormire nella più assoluta oscurità senza paura,
impara che nessuno ti lancia corde quando ruggisce la tempesta,
impara a nuotare controcorrente.

Allenati alla riflessione e all’intelletto.
Leggi, fa l’amore con te stessa, costruisci il tuo castello,
circondalo di fossi profondi, però fai ampie porte e finestre.
È necessario che coltivi grandi amicizie,
che coloro che ti circondano e ti amano sappiano chi sei
fatti un cerchio di roghi e accendi nel centro della tua stanza
una stufa sempre ardente, dove si mantenga l’ardore dei tuoi sogni.
Se sei una donna forte proteggiti con parole e alberi
e invoca la memoria di donne antiche.
Devi sapere che sei un campo magnetico
verso il quale viaggeranno urlando i chiodi arrugginiti
e l’ossido mortale di tutti i relitti.
Proteggi, dà rifugio, però prima proteggi te stessa.
Mantieni le distanze.
Costruisciti. Abbi cura di te.
Conserva il tuo Potere.
Difendilo.
Fallo per Te
Te lo chiedo in nome di tutte noi.

(Traduzione a cura di Fabiola Cecere)

In “Il paese sotto la mia pelle” Gioconda trova la forza per denudarsi con le parole, di dichiarare a gran voce il proprio valore di donna senza tralasciare le proprie debolezze. “Sono stata due donne e ho vissuto due vite” scrive raccontando la propria storia di figlia che nasce nell’alta borghesia, che studia in Spagna e poi negli Stati Uniti, ma che si trova a militare nel Fronte di Liberazione Nazionale (FNLS), fino all’esilio in Costa Rica e in Messico. “Scrivo queste memorie in difesa di quella felicità per la quale vale la pena vivere e persino morire“. Ci racconta di una, due vite, o forse di più a leggere tra le righe: le paure dell’attività clandestina, i rischi per sé e per la famiglia, la perdita di tanti compagni assassinati, i dubbi politici e privati, le azioni militari, la tristezza dell’esilio, la speranza di vincere.

Gioconda Belli oggi vive a Santa Monica, in California, pur tornando spesso in patria, e continua la professione di scrittrice a tempo pieno. Ma la sua vita è stata tutta per la sua terra. E soprattutto per le donne della sua terra, e non solo, per noi tutte.

Tutta la sua opera racconta la lunga storia dell’emancipazione della donna in una comunità di cultura cattolica, fortemente maschilista e patriarcale, del rapporto con la società e l’impegno politico. Nei suoi libri tra le vicissitudini politiche del suo paese e la lotta sandinista non manca mai tema del femminismo e dell’emancipazione della donna. “La mia poesia continua a essere l’espressione del corpo e prende forma quando la mia anima ritorna alle sue radici”.

La sua opera è la risposta alla tradizionale immagine femminile della società in cui è nata e come confessa la stessa scrittrice: “Sono stata due donne e ho vissuto due vite. Una delle due donne voleva far tutto secondo i canoni classici della femminilità: sposarsi, fare figli, nutrirli, essere docile e compiacente. L’altra aspirava ai privilegi maschili: sentirsi indipendente, essere considerata per se stessa, avere una vita pubblica, la possibilità di muoversi, amanti. Ho consumato gran parte della vita alla ricerca di un equilibrio tra queste due donne, per unirne le forze, per non essere dilaniata dalle loro battaglie a morsi e graffi. Penso di avere ottenuto, alla fine che entrambe le donne coesistessero sotto la stessa pelle. Senza rinunciare a sentirmi donna, credo di essere riuscita a essere anche uomo”.

Gioconda Belli è nata nel 1948 da una famiglia di origine italiana. Dopo aver studiato, prima in Spagna e poi negli Stati Uniti, si è diplomata in giornalismo a Filadelfia. Nel 1966 ritorna in Nicaragua per un impiego nella pubblicità. Nel 1970, assieme ad altri intellettuali, inizia ad avere contatti con il gruppo rivoluzionario Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale che lotta contro il regime dittatoriale di Anastasio Somoza Debayle; in seguito entrerà a far parte della lotta come responsabile delle relazioni internazionali.

Verrà esiliata e solo nel 1979 dopo la vittoria della Rivoluzione Sandinista, riuscirà a rientrare a Managua.

È stata la lettura dei libri femministi di Germaine Greer, Simone de Beauvoir e soprattutto Betty Friedan ad aprirle nuovi orizzonti culturali e dare l’avvio all’impegno politico che sfocerà nella sua militanza tra i guerriglieri sandinisti. Capisce che “Una ragazza non dovrebbe aspettarsi speciali privilegi a causa del suo sesso ma nemmeno dovrebbe adattarsi al pregiudizio e alla discriminazione. Deve imparare a competere… non in quanto donna, ma in quanto essere umano.” Gioconda ha avuto davvero una doppia vita: in apparenza una perfetta signora borghese ma in verità una fiancheggiatrice del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale.

È per “tenersi insieme” in questa complicata condizione che comincia a scrivere e a pubblicare poesie, raccolte poi nel libro Sobre la Grama, che destano grandi consensi tra gli intellettuali, e sconcerto e scandalo nella buona società. Il successo internazionale arriva con il suo primo romanzo, La donna abitata, pubblicato nel 1989 e tradotto anche in molti paesi Europei e in Nord America. Nei suoi scritti Gioconda Belli presenta la donna nuova che, attraverso un difficile nonché doloroso cammino di emancipazione, riesce a scavalcare il ruolo femminile impostole e a mettere in discussione il rapporto uomo donna e società. La scrittrice si rifà agli antichi insegnamenti delle culture preispaniche e dando risalto al rapporto della donna con la natura, elemento strettamente legato con la lotta rivoluzionaria per la difesa della sua terra e il secolare conflitto per la riforma delle terre delle comunità indigene. In “Il paese sotto la pelle” i ricordi si snocciolano tra vita pubblica e privata. Ci si immerge in un privato che più personale non si può, indelebile, dietro al quale si sente respirare lontano ma sempre vicino il Nicaragua, i due oceani che lo bagnano, i vulcani e i terremoti che lo squassano, gli splendidi paesaggi che lo coprono, le persone che lo abitano e ci coltivano il mais, le sue radici , le sue fondamenta. Fondamenta che Gioconda vorrebbe reinventare ricostruendo il presente.

Sono sul punto di ricostruire me stessa,
ansiosa di fondamenta, di strutture, di solide pareti
che proteggano il bagaglio dei sogni che porto a tracolla
(da “L’occhio della Donna” ed. e/o trad. Margherita d’Amico)

Nel corso della storia la donna è stata quasi sempre assoggettata dalla prospettiva maschile. In un sistema costruito dall’uomo per sé stesso, l’universo femminile ha trovato ben poco spazio per esprimere le proprie qualità e la sua un’innata forza vitale.

Quello che viene fuori dal raccontarsi di Gioconda è per questo sempre e soprattutto la donna, assolutamente consapevole della propria identità femminile, in grado di dire e di mettere per iscritto: “senza rinunciare a sentirmi donna, credo di essere riuscita a essere anche uomo”.

È così, nella sua interezza che contiene un matrimonio da ragazza di buona famiglia, gli amori travolgenti e difficili dentro la guerriglia, le figlie dalle quali è a lungo e dolorosamente separata per la militanza, le drammatiche gravidanze, i sentimenti, le battaglie interiori, le lacerazioni tra politica, l’essere donna, uomo, guerrigliera, bambina, poeta, che la scrittrice nicaraguense sceglie parole che riescono a renderci inevitabile una profonda riflessione. Per tutte le sue vite Gioconda ha continuato senza tregua ad adempiere la sua dichiarata missione: liberare la donna da una condizione di costrizione che da troppo tempo ormai le impedisce di esprimersi e di progredire liberamente verso la realizzazione di una sua propria identità, svincolata una volta per tutte dall’influenza maschile.

Gioconda, che quando fa poesia la fa per la terra, e per le donne. Un legame indissolubile in lei, come in tutte noi. Forse la stessa cosa.

“Di noi rimarrà
qualcosa di più che il gesto o la parola:
Questo desiderio incandescente di libertà,
questa intossicazione,
è contagiosa”

L’8 marzo non penso mai che per noi Donne sia una Festa, ma sempre e sempre più, che la nostra lotta “di attesa d’altro”, non è mai finita.

E Dio mi fece donna[…] Tutto quel che ha creato soavemente/a colpi di mantice e di trapano d’amore/le mille e una cosa che mi fanno donna/ogni giorno/per cui mi alzo orgogliosa/tutte le mattine/ e benedico il mio sesso.” Gioconda Belli

Consigliamo a Tutte e Tutti : Dedica 2019 a Gioconda Belli

da Sabato 9 Marzo 2019 a Sabato 16 Marzo 2019 a PORDENONE

http://www.dedicafestival.it

Otto giorni con l’autrice e i temi di cui si nutre, il suo universo poetico e narrativo: l’ideale di creare una società più giusta e il Nicaragua oggi sconvolto dalle proteste contro il regime autoritario; la causa femminista, il desiderio di una vita piena e creativa, la sensualità e la bellezza della maternità, il rapporto fra l’America precolombiana e il Sudamerica di oggi.

Otto giorni fra incontri, teatro, musica, fotografia e libri.

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