È luogo comune che il Modernismo sia stato un fenomeno (letterario, sociale, politico, editoriale) creato in prevalenza dagli uomini – si conoscono infatti i nomi di Picasso, T.S Eliot, James Joyce, Pound, Fizgerald, Auden – mentre in realtà non sarebbe esistito senza il lavoro redazionale, gli sforzi letterari e le soirées letterarie che queste donne organizzavano, senza la loro attività politica a favore della parola; la loro laboriosità economica, la loro capacità di promuovere le opere moderniste.
I loro nomi erano Gertrude Stein, Natalie Clifford Barney, Sylvia Beach, Adrienne Monnier, Colette, Djuna Barnes, Hilda Doolittle, Bryher, Janet Flanner, Edith Wharton, Solita Solano, Alice B. Toklas, Renée Vivien, Jean Rhys, Anais Nin, Mina Loy, Maria Jolas, Jane Heap, Nancy Cunard, Caresse Crosby, Kay Boyle, Margareth Anderson.
Alcune di loro furono protagoniste e artefici del Modernismo, altre ne furono le “Levatrici“, nel senso che aiutarono a mettere al mondo quel “mondo”, quasi che nella ripetizione di un antico gesto femminile fossero capaci di rinnovare in modo nuovo un ruolo tradizionale e classico.