BELLA CIAO, la canzone di resistenza mai cantata durante la Resistenza.

BELLA CIAO, la canzone di resistenza mai cantata durante la Resistenza.

BELLA CIAO, la canzone di resistenza mai cantata durante la Resistenza.

Ricostruire la storia di “Bella Ciao” significa addentrarsi in un ampio ventaglio di ipotesi e pochi i punti fermi. Il primo personaggio che entra in scena è Vasco Scansani, nativo di Gualtieri detto Cachi perché quando era piccolo voleva sempre andare a raccogliere i cachi a Villa Malaspina. Era il suo soprannome, tanto che quando qualcuno chiedeva di Scansani, nessuno sapeva chi fosse, ma se chiedevano di Cachi, allora sì tutti sapevano! Ha fatto il mondino e marmista. È stato anche disegnatore, amico del pittore Antonio Ligabue. Ha scritto molti testi e poesie sia in italiano che in dialetto. A Vasco Scansani si devono le parole di “Bella Ciao” nella versione cantata dalle mondine, a lungo considerata anteriore al celebre canto della Resistenza.

Un canto portato al successo mondiale negli anni Sessanta da Giovanna Daffini, che fu proprio una mondina di Gualtieri. Le famiglie di Scansani e Daffini abitavano entrambe a Gualtieri, nel Palazzo Bentivoglio. Ed è qui, nel cuore dell’Emilia, che convergono tutte le ipotesi sulla nascita di “Bella Ciao”, le cui parole, secondo alcune recenti scoperte, pare sarebbero state scritte su una melodia yiddish di nome Koilen, registrata nel 1919 a New York. L’autore, Mishka Ziganoff (conosciuto anche come Tziganoff o Tsiganoff) è stato un musicista zigano originario di Odessa, una città dell’Ucraina, che all’inizio del secolo scorso si trasferì a New York, dove aprì un ristorante. La canzone ha viaggiato dunque per il mondo fino a giungere all’orecchio del popolo emiliano che, da Reggio a Bologna, ha lottato per la Liberazione? Una canzone che è diventata di recente anche virale tra le giovani generazioni dopo essere stata cantata da un coro di bambini per il “FridaysForFuture”, la manifestazione mondiale per il clima ispirata dalla sedicenne Greta Thunberg. L’hanno cantata davvero tutti, da Anna Identici a Gaber a Manu Chao. Ha fatto da colonna sonora a serie televisive (La casa del Papel di recente) come a film d’autore.

Il figlio di Scansani, Alfio, conserva diversi documenti del padre sulla nascita della “Bella Ciao” nella versione delle mondine. «Io credo che la versione partigiana sia nata prima» perché mio padre ne scrisse le parole nell’estate del 1952, quando eravamo due mesi al mare. Infatti la prima volta che “Bella ciao” varcò i confini italiani fu nel 1947, durante il Primo Festival mondiale della gioventù democratica che si tenne a Praga: alcuni giovani partigiani emiliani parteciparono alla rassegna “Canzoni Mondiali per la Gioventù e per la Pace” intonando proprio le note di “Bella ciao”. Prima del ’45 la cantavano – dice Luciano Granozzi, docente di Storia contemporanea all’università di Catania – solo alcuni gruppi di partigiani nel modenese e attorno a Bologna. La canzone più amata dai partigiani era “Fischia il vento”, innestata sull’aria di una canzonetta sovietica del 1938, dedicata alla bella Katiuscia.

Bella ciao invece era il canto della ribellione, della libertà, della democrazia che colpiva al cuore la tirannia, ma giunse in Italia dopo la guerra. Ma fu solo del 1953 la prima presentazione di “Bella ciao”, sulla rivista “La Lapa”. Per questo secondo tanti la versione delle mondine è precedente. Per alcuni poi, sempre a Vasco Scansani si devono entrambe le versioni. Una canzone che è ormai una leggenda. Com’è possibile allora che per lungo tempo si sia creduto che il canto dei partigiani derivasse da quello delle risaie? Pare sia stata Giovanna Daffini, epocale vicina di casa, a dire di conoscere chi avesse scritto la canzone delle mondine e a sostenere che fosse anteriore a quella partigiana. Lettere. Manoscritte o dattilografate. Per ottenere i diritti d’autore e per il riconoscimento della paternità del brano. Tracce di una corrispondenza che Vasco Scansani ha avuto negli anni con Gianni Bosio, storico e membro del Psi, negli anni Sessanta produttore di dischi di musica popolare per le Edizioni del Gallo. Nel 1964, su un’idea dell’etnomusicologo Roberto Leydi e di Filippo Crivelli viene organizzato lo spettacolo “Bella Ciao”, nel quale vengono cantate entrambe le versioni.

Fra le protagoniste, anche la Daffini, con Giovanna Marini una delle voci di spicco del Nuovo canzoniere italiano. Lo spettacolo viene presentato al Festival dei Due Mondi di Spoleto, scatenando polemiche e rappresaglie da parte dei neofascisti, interrogazioni parlamentari e denunce per vilipendio alle forze armate. Un episodio che contribuì ad alimentare il mito verso una canzone che si oppone a qualunque forma di oppressione e sfruttamento, nel lavoro come contro gli invasori. «Non so chi abbia scritto la versione partigiana di Bella Ciao – conclude Alfio Scansani – le canzoni popolari sono così.” Oggi è molto diffusa tra i movimenti di Resistenza in tutto il mondo, dove è stata portata da militanti italiani. Ad esempio è cantata, in lingua spagnola, da molte comunità zapatiste in Chiapas. A Cuba è cantata nei campeggi dei Pionieri, mettendo la parola “guerrillero” al posto della parola “partigiano”. È conosciuta e tradotta anche in cinese. Si canta, è questo l’importante. Non si può risalire all’autore forse proprio perché il popolo se ne è appropriato e da quel momento la canzone è diventata sua.

https://www.youtube.com/watch?v=r0KbSFYbTxA

https://www.youtube.com/watch?v=Rx74WMcbE-A

https://www.youtube.com/watch?v=bfiuJLHcbg8

https://www.youtube.com/watch?v=Mlss2kmKCfg

https://www.youtube.com/watch?v=7U7lVXoN3cg

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