Storie di ordinaria straordinarietà: ’Tannie’ Ans Botha

Storie di ordinaria straordinarietà: ’Tannie’ Ans Botha

  1. Storie di ordinaria straordinarietà: ’Tannie’ Ans Botha

Il silenzio è cruciale perché solo il silenzio mi consente di sentire la voce del corpo […] che deve parlarmi e solo così io posso essere capace di ascoltarlo: perché le lingue che parla sono molteplici.” (Ans Soffia Botha)

Nonna Ans, detta affettuosamente in afrikaans “Tannie” cioè zia, è una donna davvero fuori dall’ordinario. È un’anziana signora di 75 anni che vive in Sudafrica. Dopo la morte del marito, con cui aveva vissuto 40 anni, decise che intendeva guardare avanti, oltre quel big shock, “perché la vita non era finita”. Ha dovuto imparare a re-impostarla questa sua vita e affrontare i problemi del quotidiano stando da sola. “La mia corona di capelli bianchi non m’impedisce di emozionarmi come se fossi ancora una bambina e come se davanti a me vi fosse un mondo ancora tutto da scoprire”. Non è stato facile dopo un percorso condiviso con qualcuno per di 40 anni – dice – ma ci sono riuscita. Grazie allo sport dice sempre, sorridendo nella sua tuta da ginnastica e scarpe da running.

Ora vi starete immaginando una nonnetta che per riprendersi si è iscritta a qualche corso per la terza età o di ginnastica dolce. Invece nonna Ans è un’allenatrice di atletica leggera, come lo sono io. E non solo. È l’allenatrice di Wayde Van Niekerk, l’atleta che con lei ha polverizzato il record mondiale di 400 metri che apparteneva a Michael Johnson. E Ans, la ‘nonnina’ energica dai capelli d’argento, oltre al record ha anche e finalmente demolito quella stupida frase che noi donne ci portiamo dietro da sempre: “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”. Ha fatto crollare l’idea che l’uomo di successo abbia alle spalle una donna intraprendente, intelligente e sempre assolutamente invisibile, che non gli tolga lustro o occupi la scena che spetta solo a lui. Perché questa volta la grande donna non è invisibile, per niente. E non è neppure una donna da copertina. E non gli sta dietro ma di fianco. Ed è una bisnonna! E se le gambe che hanno corso in 44.03 sono quelle di Wayde, lui stesso non fa altro che ripetere che è grazie a Ans e a come lo allena che ci è riuscito. Oro Olimpico e Record del Mondo. Allenandosi con Ans Wayde è il primo, e finora l’unico, velocista nella storia a “scendere” sotto i 10″ nei 100 m, sotto i 20″ nei 200 m e sotto i 44″ nei 400 m.

Van Niekerk ha rivoluzionato il suo modo di allenarsi, perché lei quando lo allena usa due cervelli: quello della scienziata e quello dell’artista. Tannie Ans, è molto severa, tutti lo sanno. Ha delle regole su cui non si discute: rispetto, puntualità, concentrazione, presenza. Ans è severissima da far paura, ma riesce ancora a vedere la vita con gli occhi di una bambina Sa quanto sia importante divertirsi con l’allenamento. Per questo ha inserito esercizi di ballo e danza per allenare Wayde al ritmo, per scioglierlo, per renderlo elastico. Ha programmato più riposo, più ore di sonno e di svago, per rispettare quanto il corpo di Wayde le chiedeva, lui che prima s’infortunava sempre. Insomma, non ha ‘preso’ un’atleta con del talento e inseguito il successo.

Non ha ricercato spasmodicamente la performance come risultato da ottenere. Ma ha invece considerato gli obiettivi da raggiungere come una meta qualitativa non solo quantitativa, una misura di chi si è, non solo di cosa si fa. Ha mostrato che il successo si ottiene non solo per quello che si fa, ma per come lo si fa. Ans cerca sempre di portare a compimento l’uomo non solo come atleta, e nel farlo, con semplicità che chiama lei ordinarietà, realizza imprese straordinarie che resteranno nella storia. Ans non ha allenato il talento nel suo atleta, ma ha allenato l’atleta al proprio talento. Coltivando l’individuo che è davvero, rispettandone i suoi desideri nell’inseguire anche i propri.

Hanno condiviso un sogno comune. Ogni gesto motorio ha sempre contenuti spirituali. L’agire sportivo è sempre in primis agire, un fare che non è mai transitivo, ma lascia a chi lo compie qualcosa in più. Come ogni altro gesto che compiamo. Tannie, come Aristotele, c’insegna che il fine della vita è un modo di agire che contenga il nostro modo di essere. Ans lo sa. E non dimentica mai che quando parla ai suoi atleti sta allenando delle persone. Sa che per il raggiungere un risultato occorre mantenere vivi i sogni. Questo è il più grande insegnamento che ci dà in prima persona.

In un’intervista dice: “Ai giovani che si allenano con me ricordo ogni giorno che ci vogliono responsabilità, dedizione e disciplina. Bisogna avere una meta, degli obiettivi e poi un sogno. Sono una coach, ti alleno sulla pista, ma quello che ti dico vale anche per la scuola e per il resto della tua vita. Io sono qui per aiutarti a realizzare e a raggiungere i tuoi sogni”.

Ans scende in campo ogni giorno con al collo il cronometro a basso costo, un fischietto e un quaderno a quadretti in mano e dice: “Tutto qui, le cose più importanti le porto addosso: la mia curiosità, gli occhi per guardare in faccia gli atleti dopo l’allenamento, le mani per sentire i loro muscoli”.

Ammiro moltissimo questa meravigliosa donna, questa grande allenatrice che sta dando a tutti una lezione magistrale su come lo sport e la vita possano essere interpretati con uno sguardo diverso. Meno rigido, programmatico e noioso. Pur sapendolo quanti mettiamo in pratica questa grande verità? E mentre noi valutiamo, testiamo e cronometriamo, Ans introduce per Wayde quelle cose che più gli danno gioia: saltare e ballare; perché sa che il condizionamento fisico è sempre più un adattamento mentale positivo, che pura estremizzazione della fatica. Saggia Tannie, che non si lascia sfuggire nulla che sia nuovo e possa provare o copiare: “Ho rubato idee solo con i miei occhi. Cioè, se vedo qualcosa che funzionerà sui miei atleti, lo proverò e lo implementerò. È così che cerco sempre di portare qualcosa di nuovo nel nostro allenamento. Devono divertirsi con l’allenamento; è molto importante. Dicono che non sei mai troppo vecchio per imparare” dice la bisnonna.

E così la Botha utilizza alcuni esercizi tecnici su partiture musicali scritte appositamente, in cui Wayde sembra più un rapper che un atleta. Già lui gioca con la musica e il corpo. È per questo che a guardarlo correre nel rettilineo finale sembra un bambino gioioso che corre sull’erba coi compagni, che gioca, col vento, con gli avversari, con la sfida, con la velocità. Poi crolla al traguardo per la fatica e lo portano via in barella. E ti accorgi solo lì che quello che guardavi era realtà, un misto di rituale, dramma e sport. Che è il gioco il principio spirituale che dà forma allo sport, e che è in grado di trasportare chi lo fa e chi lo guarda in un realm of freedom che per un attimo elude la vita ordinaria, regalandoci una sospensione dal tempo reale per vivere solo un sogno.

Ans Soffia Botha questo fa ogni giorno. Regala opportunità ai ragazzi che allena. Questo fa. Ogni giorno, realizza attimi di ordinaria straordinarietà, mentre dice “Allenare è solo uno stile di vita quotidiano per me. Non è niente di nuovo, niente fuori dall’ordinario”.

E mentre non fa altro che fare il suo lavoro con amore, vive una vita piena e con quegli occhi vivi e curiosi continua a realizzare i suoi sogni e aiuta tanti ragazzi a farlo. E ne regala anche a noi. (R.F.)

 

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