“DEAR PALESTINE” di Roberta Micagli, Graffiti Edizioni

“DEAR PALESTINE” di Roberta Micagli, Graffiti Edizioni

“DEAR PALESTINE” di Roberta Micagli, Graffiti Edizioni

La settimana scorsa sono stata a una cena finalizzata alla raccolta di aiuti per la Palestina e ho conosciuto Roberta Micagli. Le sue foto erano appese in tutta la sala, e quando ci ha raccontato della sua esperienza, quelle immagini, raccolte nel libro Dear Palestine, hanno cominciato a parlarci, ancor più di quanto non facessero già richiamandoci dalle pareti. Dear Palestine è un libro fotografico che narra, come fosse un diario di viaggio, l’esperienza vissuta in prima persona, in questa terra difficile, e tanto amata, dall’autrice. Roberta, attraverso le oltre 160 fotografie, ci trasporta in un luogo pericoloso, ma scandito di meraviglia, raccontando sulla sua pelle, e attraverso il suo occhio, le contraddizioni della “Terra Santa” , la vita dei popoli che la vivono quotidianamente, tra mille difficoltà. Le storie dei sopravvissuti dopo la Nakbha e dei villaggi distrutti. Le sue immagini immortalano il fascino millenario di Gerusalemme, l’intimità di Betlemme, l’antica città di Gerico, ma soprattutto volti, facce, occhi, corpi. E poi il deserto delle Tentazioni e lungo il fiume Giordano, ma anche la città di Hebron, fino a portarci tra le magiche sabbie del deserto A condurci sono gli sguardi delle persone, la varietà dei loro volti e delle molteplici tradizioni che custodiscono. Così vediamo e comprendiamo come si vive in quelle terre e come si sopravvive nei campi profughi palestinesi; cos’è fare la fila a un check-point e la tensione, quando non è paura, percepibile negli occhi di chiunque abiti questa terra. Eppure restano i sorrisi sui volti dei bambini, che vivono e crescono da entrambi i lati del muro a lasciarci quel sottile margine di speranza, affinché si trovi un giorno una soluzione condivisa e definitiva, in un mondo che oggi più che mai ha solo bisogno di pace e serenità.
Un libro che racconta la storia di un tempo passato e documenta cosa sta accadendo ora. Un libro da prendere, per soffermarsi in silenzio sulle pagine alcuni minuti, e ascoltare cosa ci dicono quelle persone, anche senza parole, grazie alla voce che Roberta Micagli ha dato loro. Un libro che racconta – come mi ha detto – un’esperienza che l’ha resa un essere umano migliore. Un libro che dovremmo davvero aprire, perché è poetico nella sua durezza, un libro che crede ancora nell’utopia di una pace possibile.

Perché come diceva Joyce Lussu “L’utopia non è un’illusione, un’evasione, una fantasticheria, un estraniarsi dalla realtà; l’utopia è una proposta di un possibile che c’è, di un possibile storico che c’è virtualmente, che ancora non è posto nella concretezza della vita, dell’organizzazione della società, ma che potrebbe esserci; prospettiva realizzabile, non miraggio o fuga o qualcosa di semplicemente visto con la fantasia, ma ciò che, realmente, potrebbe essere fatto”
Quando le chiedo se posso scrivere la sua storia, parlare del suo libro, scritto passando tanto tempo in Palestina, ascoltando le testimonianze nei campi profughi, ha la voce spezzata e gli occhi tristi. E’ stanca non dorme da giorni. Là conosce molte persone. Là c’è una famiglia che per lei è un pezzo della sua anima, una famiglia che l’ha ospitata e nutrita dividendo con lei quel poco e niente che aveva, persone che ama e che da giorni non sente. Non sa se sono vive, morte o prigioniere. Non sa nulla di loro, da settimane. Non c’è modo di mettersi in contatto.
Due giorni dopo mi ha mandato un messaggio: Ho finalmente ricevuto notizie dalla famiglia che mi ha ospitato in Dheisheh Refugee Camp. “Hello may dear. We are all well. We love you so much. L.”
E il suo cuore ha ripreso a battere.
Grazie Roberta per la tua testimonianza e per il tuo coraggio.
“Dear Palestine” ha vinto numerosi riconoscimenti internazionali tra cui: IPA 2022 -(International Photo Awards), PX3 2022 (Prix de la Photographie Paris), BIFA 2022- (Budapest International Foto Awards), TIFA 2022 (Tokio International Foto Awards).

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