Laura Bassi, straordinaria “Dottrice”
Laura Bassi è stata una figura straordinaria: è stata la prima donna al mondo a salire su una cattedra universitaria. E non solo, lo ha fatto nel 1732. Questo avvenne a Bologna quando le fu conferita la cattedra universitaria di filosofia universa, ovvero di fisica sperimentale. Laura Bassi è l’unica donna vissuta prima dell’Ottocento, per la quale si possa parlare, senza anacronismi, di carriera scientifica e accademica.
Dai tredici ai venti anni studiò privatamente, soprattutto filosofia, col medico di famiglia Gaetano Tacconi. Laura aveva eccezionali doti intellettuali e imparò velocemente a parlare correntemente greco, latino e francese: a 21 anni non ancora compiuti era pronta a sostenere brillantemente un esame davanti a cinque dotti in pompa magna dell’Università di Bologna. Sostenne la prova di laurea in Filosofia discutendo ben 49 tesi. Sei erano di logica, sedici sulla metafisica, nove spaziavano tra la natura di Dio, dell’Essere e della Ragione e, il numero più consistente, diciotto, vertevano sulla fisica. La candidata prima rispose per iscritto, in latino, alle domande poste dalla commissione, successivamente le risposte vennero lette e solo alla fine, Bassi, sostenne la prova orale. Il 12 maggio 1732 le fu conferita la laurea in filosofia universa, avvenimento così straordinario che per più giorni vi furono festeggiamenti in città. Laura era un monstrum, “una meraviglia rara da riverberare su tutta la città”.
Solo tre settimane prima della laurea in Filosofia, il 20 marzo 1732, era stata invitata a unirsi al corpus accademico dell’Università. Evento unico, poiché fino ad allora la possibilità era stata offerta solo a uomini. Dopo altre severe prove sostenute nei mesi successivi, il giorno del suo compleanno, il 29 ottobre, a Laura Bassi fu affidata dal Senato accademico la cattedra onoraria di Filosofia naturale, l’attuale Fisica, per uno stipendio di 500 lire bolognesi. Freniamo l’entusiasmo, perché, per la sua condizione di donna, è ovvio che Laura trovò non poche resistenze negli ambienti accademici. Il Senato accademico infatti, nella delibera di conferimento della cattedra, specificò che non si trattava di un incarico d’insegnamento vero e proprio, bensì di quello che a Bologna oggi viene chiamato “un contentino”: cioè qualcosa che rappresentava un premio alle fatiche della “giovane vergine dottoressa”, la quale comunque, a causa del suo sesso, in ratione sexus, e nonostante la laurea (che in questo caso si può davvero definire “solo un pezzo di carta”) non avrebbe potuto fare lezione se non con uno speciale permesso. Eppure, il 17 dicembre del 1732, infranse il tabù legato al suo sesso, tenendo una pubblica e solenne prima lezione nell’anfiteatro di anatomia dell’Archiginnasio di Bologna.
L’illuminismo vedeva nel sesso maschile l’emblema della razionalità e in quello femminile l’esemplificazione di “Natura”. L’identificazione donna-natura era a dir poco ambigua e pericolosa, perché poneva l’universo femminile in una condizione di naturale sottomissione dal punto di vista biologico ed anatomico. Nel 1773, mentre all’Università di Bologna Laura Bassi e Anna Morandi ricevevano consensi in tutta Europa dalle menti più grandi di quel periodo, come Aldrovandi, Galvani e Spallanzani, vi erano medici, come Petronio Ignazio Zacchini, che nel “ Di geniali della dialettica delle donne ridotto al suo vero principio” sosteneva, anzi dimostrava a suo dire, che le donne non erano che una macchina corporea, il cui pensiero, essendo guidato dall’utero altro non fosse da considerare che furore uterino.
In Italia e all’estero tutti i giornali parlavano di Laura Bassi e l’evento ebbe tale risonanza che il Gran Tour si arricchì di una “nuova attrazione”. Ora si veniva a Bologna per vedere i Carracci, i Guido Reni, i Guercino, la Certosa e anche per discutere di fisica, matematica o astronomia con la giovane “accademica”, e per andare a vedere gli esperimenti e le lezioni che teneva a casa sua nel proprio laboratorio.
Dal 1732 al 1745, i suoi incarichi furono, per così dire, solo onorari. Fino a quel momento la Minerva bolognese non metteva davvero a repentaglio il predominio maschile. Fino lì si era evitato che la sua figura pubblica di “dottrice” entrasse in collisione completa col modello di comportamento cui le donne dovevano conformarsi. Ma nel 1745 qualcosa cambiò. Il Cardinale Prospero Lambertini, tornato a Bologna come Arcivescovo (e futuro papa Benedetto XIV) e suo grande estimatore, nominò Laura Bassi “Accademica presso l’Istituto delle Scienze di Bologna”. Lambertini si batté non poco perché le venissero assegnate le lezioni universitarie ma i dottori dell’Accademia delle Scienze, in particolare quelli che appartenevano alla stretta cerchia benedettina, non erano per niente dell’avviso: regolarmente pagati per produrre durante l’anno risultati e ricerche innovative, da regolamento erano solo 24.
Se Laura fosse stata inclusa, sarebbero rimasti “solo” 23 posti per gli uomini. Un uomo sarebbe stato escluso a causa sua. Che una donna si fosse laureata era ancora un evento tollerato perché eccezionale. Altra considerazione veniva fatta per una donna che occupava “arbitrariamente, a loro modo di vedere, il posto che spettava naturalmente a un uomo. E fu così che Papa Benedetto XIV dovette istituire un 25° posto, affinché Laura potesse diventare una socia dell’Accademia benedettina, anche se come soprannumeraria. E se nel 1732 Laura accettò la ratione sexus senza discutere, nel 1745 proprio no. Ormai era cosciente del proprio valore, e con l’appoggio del marito, Giuseppe Veratti, anch’egli medico e uomo di grande apertura mentale e disponibilità affettiva, si batté per la parità dei propri diritti accademici in virtù di una chiara consapevolezza del proprio potere contrattuale. La vittoria ci fu, benché incompleta. Non ottenne infatti il diritto di voto, ma solo i privilegi di quell’eccezionale posizione, che le consentirono di fare un grande salto di qualità. E una posizione da mantenere, per la quale era necessaria la disponibilità di parecchio denaro, usato per acquistare le molte macchine e attrezzature per le ricerche empiriche e per la realizzazione dei corsi di fisica sperimentale da lei tenuti nel suo laboratorio.
Dal 1745, Laura, entrata ufficialmente nella Repubblica degli Scienziati, iniziò a frequentare convegni e a intervenire nelle diverse dissertazioni con competenza e straordinaria cultura. Gli altri accademici se ne risentirono: lei era stata ammessa all’Accademia certamente per i suoi meriti letterari, ma questo non significava che dovesse “trovarsi in tutti i congressi, impicciarsi di tutti gli affari dell’Accademia… non parendo conveniente alla decenza, ed onestà del suo sesso, l’essere sempre sola in mezzo a un congresso di uomini e il dovere udire tutti i loro discorsi, le loro brighe… ecc”.
Laura Bassi continuò tuttavia a farsi sempre più strada, perché evidentemente dotata di un talento straordinario. Laura Bassi non fu solo una donna famosa per la sua cultura scientifica, esibita in salotti e opere a stampa; e nemmeno una delle numerose mogli, figlie, sorelle impegnate in un’attività di ricerca svolta nell’ombra, a vantaggio di un padre o fratello o marito. E fu una figura molto diversa da studiose come le astronome Maddalena e Teresa Manfredi, aiutanti del fratello Eustachio, o di Marie Anne Paulze, moglie di Lavoisier e sua assistente, tutte studiose e scienziate delle quali, infatti, quasi nessuno ricorda il nome.
Laura Bassi non fu solo dotta, ma fu “Dottrice”, una grande dottrice, che assunse il ruolo di patrona di giovani scienziati. Nel 1749, per le difficoltà di mantenere insegnamenti pubblici, fondò presso la propria abitazione una scuola privata di fisica sperimentale, attiva fino alla sua morte e proseguita dal marito, dotata di un laboratorio scientifico che diventerà uno dei più consistenti dell’epoca.
Qui teneva corsi di ‘Fisica newtoniana’. Lo fece per 28 anni, perfezionandosi anche nel calcolo infinitesimale con Gabriele Manfredi. All’epoca, l’insegnamento era ancora di tipo aristotelico ed era necessario un profondo rinnovamento nella metodologia, che doveva divenire sperimentale e investire globalmente il processo di scoperta e le modalità dell’insegnamento della fisica stessa, cosa a cui provvide Laura Bassi.
Laura introdusse le idee newtoniane tanto da essere soprannominata “la newtoniana”. Fu solo grazie all’influenza delle sue lezioni di fisica che alcune delle migliori intelligenze scientifiche del tempo intrapresero la carriera scientifica. Nel 1753 infatti, Spallanzani abbandonò gli studi giuridici e si iscrisse alla facoltà di Filosofia naturale (Biologia).
Nel suo laboratorio, insieme al marito, Veratti, Laura fece esperimenti sulla presenza nei corpi animati della sensibilità, situata nei nervi, e l’irritabilità, situata nei muscoli, dando così origine agli studi di elettrofisiologia che avviarono una delle più accese dispute del Settecento tra Galvani, von Haller e poi Volta. Questi studi furono pubblicati, col nome solo del marito, in “Osservazioni fisico-mediche attorno all’elettricità.”
Si occupò in particolare della legge di Boyle, e, con una serie di esperimenti sul comportamento dell’aria in varie condizioni di pressione e volume, arrivò alla conclusione che l’aria rispettava la legge di Boyle nelle giornate di bassa umidità, mentre nelle giornate molto umide la legge veniva disattesa: occorreva tenere conto del vapore acqueo quale ulteriore parametro sperimentale. Per quanto riguarda i fenomeni elettrici, che iniziavano ad essere studiati a quel tempo, era a conoscenza della proprietà degli oggetti appuntiti di “attrarre” elettricità, forse addirittura prima di Benjamin Franklin, con il quale condivideva l’idea della conservazione del fluido elettrico, a quel tempo oggetto di un intenso dibattito in cui si presentavano vari casi di guarigioni straordinarie dovute all’elettricità.
Non restano libri o testi pubblicati col suo nome, anche perché la pubblicazione di un libro richiedeva un notevole sforzo finanziario, e i coniugi Veratti-Bassi non erano ricchi. Restano però le sue dissertazioni, conservate all’Accademia delle Scienze di Bologna (una di chimica, tredici di fisica, undici di idraulica, due di matematica, una di meccanica e una di tecnologia, a testimoniare il ruolo di questa studiosa nella discussione scientifica del suo tempo.
Ma c’era anche un altro motivo: la pubblicazione firmata da una donna era malvista. Anche Émilie du Châtelet, altra newtoniana e Accademica, pubblicò anonimamente le Institutions de physique (1740) e la sua traduzione dei Principia di Newton uscì solo dopo la sua morte col finanziamento del suo amico e amante Voltaire.
Nel 1776, Bassi fu finalmente chiamata, dopo molte discussioni, alla cattedra di Fisica Sperimentale all’Istituto delle Scienze dell’Università di Bologna, prima donna in Europa. Suo assistente era il marito, che le succederà alla morte due anni dopo.
Tra i meriti di Laura Bassi c’è anche quello di aver contribuito a creare una rete di collaborazione tra scienziati e insegnanti di Italia, Francia e Inghilterra. Una scienziata a 360°.
E’ sepolta nella chiesa del Corpus Domini a Bologna; vicino a lei, nel 1798, vi fu sepolto Luigi Galvani.
NOTA BIBLIOGRAFICA
M. Cavazza, Laura Bassi e il suo gabinetto di fisica sperimentale: realtà e mito, in «Nuncius, 10», 1995, 715-753
Laura Bassi. Emblema e primato nella scienza del Settecento a cura di L. Cifarelli, R. Simili, Bologna, Editrice Compositori, Bologna, 2012 (testi e immagini a cura della Società italiana di Fisica)
M. Cavazza, Una donna nella repubblica degli scienziati, in «Scienza a due voci», a cura di R. Simili, Firenze, Olschki, 2006, 61-85
Eredi di Laura Bassi – Docenti e ricercatrici in Italia tra età moderna e presente – FrancoAngeli – A cura di Marta Cavazza, Paola Govoni, Tiziana Pironi
M. Cavazza, Laura Bassi. Donne, genere e scienza nell’Italia del Settecento, Editrice Bibliografica, 2020
Roberta Errico, Laura Bassi è stata la prima professoressa donna della storia