Chi è questa donna che è stata amica (e forse amante) di alcune delle figure più famose del primo novecento tra cui Emmeline Pankhurst? E di Virginia Woolf, di cui s’innamorò a 17 anni? Che ha sfidato gli stereotipi di genere scrivendo musica ed indossando abiti maschili di Tweed? E’ Ethel (Mary) Smith, compositrice inglese, voce significativa e poliedrica del panorama musicale britannico ed europeo dell’800, che vanta un catalogo che abbraccia più generi. Tra il 1878 e il 1931 Ethel compone infatti oltre settanta opere tra canzoni, musica per pianoforte e da camera, opere orchestrali e opere corali. Smyth è una bambina prodigio, una pianista stellare fin dalla tenera età ed è stata in grado di comporre il suo primo inno all’età di 10 anni. Ethel Smith nasce il 22 aprile 1858 e riceve dal padre, il Major Generale Johm Hall Smyth della Royal Artillery, una educazione tipica di una giovane donna vittoriana della classe media.
Quando lei esprime il desiderio di seguire il suo sogno musicale, il padre le risponde: “Maledetta, parli senza senso!” ma fortunatamente lei è una ragazza ribelle e continuerà, eccome!, i suoi studi musicali. Il debutto professionale di Ethel Smith avviene il 26 gennaio 1884 come compositrice di musica da camera e le sue opere subito vengono accolte da recensioni contrastanti. Il difetto principale per i critici è che sono prive di fascino femminile e quindi indegne di una donna.
Inizia così il primo incontro/scontro di Ethel con l’estetica di genere, considerata troppo mascolina per un “compositore donna”, così come la chiamano. La musica di Ethel è raramente valutata semplicemente come il lavoro di un compositore tra i compositori. Quando compone musica potente e ritmicamente vitale, si dice che il suo lavoro manchi di fascino femminile; quando produce composizioni delicate e melodiose, viene accusata di non essere all’altezza degli standard artistici dei sui colleghi maschi.
Standard costruiti sull’ideologia romantica di complementarietà intellettuale maschile/ femminile: gli uomini vengono definiti oggettivi, logici e attivi, le donne soggettive, emotive e passive. Quando le donne hanno cominciato a comporre per le grandi formazioni strumentali, sono state attaccate dai critici per essersi avventurate oltre i loro presunti limiti sessuali. Smith adulta si unisce alla Women’s Social and Political Union (WSPU), che lotta per il suffragio femminile, e rinuncia alla musica per due anni per dedicarsi alla causa. Nel 1911 Ethel compone il suo pezzo più famoso, “La marcia delle donne” (1911) su parole di Cicely Hamilton. Il testo diventerà famosissimo, per non dire virale, tra le femministe e ispirerà, e ispira ancora, tutte le donne a unirsi e liberarsi dal dominio patriarcale. Questa canzone è diventata l’inno della WSPU e del movimento delle suffragette. Smith è stata una vera e propria paladina dei diritti delle donne.
A Smyth viene attribuito il merito di aver insegnato a Emmeline Pankhurst come lanciare pietre nel 1912!! Dopo un’ ulteriore pratica nel puntare pietre contro gli alberi, vicino alla casa della collega suffragetta Zelie Emerson, Pankhurst invita le socie della WPSU a rompere una finestra della casa di qualsiasi politico che si oppone al voto alle donne. Smyth, una delle 109 che risponde all’appello di Pankhurst, chiede subito di essere indirizzata alla casa del ministro coloniale Lewis Harcourt.
Durante il lancio di pietre, Pankhurst e altre 147 donne vengono arrestate, e Smyth incarcerata nella prigione di Holloway.
Quando Thomas Beecham, il suo amico sostenitore, va a trovarla di fronte a lui ha le suffragette che marciano nel quadrilatero e cantano.
“ Quando sono arrivato, il guardiano del carcere. . . stava gorgogliando di risate. Mi disse: “Vieni nel quadrilatero”. Là c’erano . . . una dozzina di donne incatenate che marciavano su e giù cantando a squarciagola l’inno The March of Women (La marcia delle donne). Indicò poi una finestra in alto dove si vedeva Ethel; lei era sola, e con immenso vigore si sporgeva dirigendo, con uno spazzolino da denti, il coro delle reclute.”
Smyth paga anche la metà della cauzione per Helen Craggs, che è stata catturata mentre stava per appiccare l’incendio doloso alla casa del primo ministro.
Sorellanza!
Nel suo libro, Female Pipings in Eden, Smyth afferma che la sua esperienza in prigione è stata quella di essere “in buona compagnia” di donne unite “vecchie, giovani, ricche, povere, forti, delicate”, anteponendo la causa per cui erano state imprigionate ai loro bisogni personali. Smyth ha rivelato che la prigione era infestata da scarafaggi, anche nel reparto ospedaliero.
Rilasciata in anticipo, la valutazione della commissione medica (di uomini) stabilisce che è mentalmente instabile e isterica. Smyth, nel processo di novembre contro la Pankhurst e altre donne per incitamento alla violenza, testimonia per iscritto che lei si è impegnata liberamente nell’attivismo, non spinta o sotto la pressione di Emmeline. Continua a corrispondere con la Pankhurst e viene a sapere che si è persa nel tentativo di trovare la casa sicura che le è stata messa a disposizione per evitare un nuovo ennesimo arresto in Scozia.
Smyth sarà fortemente in disaccordo con il sostegno che Pankhurst e sua figlia Christabel daranno allo sforzo bellico nel 1914. La sua instabile amicizia con Christabel finirà nel 1925 e nel 1930 Smyth dirigerà a Londra la banda della polizia metropolitana all’inaugurazione della statua di Emmeline Pankhurst.